26 May 2009
06 March 2008
Beni immateriali in azione
Nell'ambito della X Settimana della Cultura: una festa per tutti promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali
il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
Istituto Centrale per la Etnoantropologia
in collaborazione con il
Network per la tutela del patrimonio immateriale
In occasione della creazione dell’Istituto Centrale per la Etnoantropologia, il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, diretto da Stefania Massari, in collaborazione con il Network per la Tutela del Patrimonio Immateriale, promuove una giornata - nell'ambito della X Settimana della Cultura: una festa per tutti promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali - dedicata al confronto con portatori di tradizione, artigiani, musicisti, associazioni e rappresentanti di comunità locali di varie regioni italiane, che offriranno al pubblico il loro contributo volontario e gratuito per testimoniare il valore e l'importanza del patrimonio immateriale.
Sarà dato ampio spazio alle testimonianze di quanti vivono e operano all’interno delle comunità e sono impegnati direttamente nel mantenimento e nel rinnovamento della tradizione.
Un incontro all’insegna del diritto di parola, di canto, di suono e di danza. Un invito aperto a chiunque abbia a cuore il futuro di una parte importante dell'identità culturale del nostro Paese, per discutere dei problemi relativi alla salvaguardia dei beni immateriali.
Un evento unico dove sarà possibile ascoltare, negli spazi museali, il suono di arpe popolari, zampogne, ciaramelle, tamburelli, organetti, strumenti musicali effimeri e chitarre battenti.
Lungo l'arco della giornata, inoltre, sarà presentato la Fujara, strumento tipico della Repubblica Slovacca inserito nella Lista UNESCO dei capolavori del patrimonio immateriale.
Un ringraziamento particolare all'Ambasciata della Repubblica Slovacca e all'Istituto Slovacco di Roma.
Piazza Marconi 8 – Roma (EUR)
Trasporti: 30 Express, 170, 714, 791, Metro B fermata Eur Fermi
info: edesimoni@beniculturali.it
REPUBBLICA SLOVACCA
BASILICATA
Luigi Milano (Arpa popolare lucana)
Massimo Monti (Liuteria - arpe popolari)
Graziano Accinni, Franco Accinni
Giovanni Romagnano, Idelma Brunone, Antonio Conte, Selio Cantiani, Giovanni Darago, Barbara Lombardi
Dalila Lombardi, Manuel Lombardi, Barbara Paoliello, Mara Petrocelli, Egidio Tucci
Leonardo e Francesca Riccardi
Pino Salamone, Pino Altieri, Antonio Arvia, Paolo Napoli, Saverio Marino
Domenico Miraglia
Rappresentanti della comunità albanese del Pollino
CALABRIA
Massimo Cusato, Massimo Diana
Demetrio Bruno e i suonatori di Cataforio
CAMPANIA
Luca De Simone, Gennaro De Simone, Anastasia Cecere, Sara Tarantino
LAZIO
Le Donne di Giulianello
Viviana Colandrea, Virginia Giordani, Auria Marchetti, Nazarena Maurizi, Morena Pasquali
coordinate da Raffaello Marchetti
Museo delle Tradizioni Musicali della Campagna Romana
Alessandro Mazziotti
Giuseppe Pontuali, Simone Colavecchi, Gabriele Modigliani, Sara Modigliani
Raffaele Mallozzi
Circolo della Zampogna di Scapoli
Antonietta Caccia, Guido Iannetta, Andrea Di Fiore, Mauro Gioielli, Lino Miniscalco, Achille Porfirio, Emanuele Rufo, Ivana Rufo, Walter Santoro
PUGLIA
Antonio Piccininno (Cantore di Carpino)
Francesca Chiriatti
Associazione Culturale Carpino Folk Festival
Luciano Castelluccia, Antonio Basile, Michele Ortore, Alessandro Sinigagliese
Associazione Pizzicata
Carlo Trono
Pietro Cernuto, Francesco Salvadore
TOSCANA
Archivio video della Commedia dell’Arte
Enzo Aronica, Luciano Brogi
UMBRIA
Suonidumbra
Barbara Bucci, Marco Baccarelli, Lorenzo Salvatori, Franz Albert Mayer
Interverranno inoltre
I pellegrini abruzzesi al Santuario del Divino Amore di Roma
Organizzazione
Emilia De Simoni
(Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari)
(Network per la Tutela del Patrimonio Immateriale)
Assistenza tecnica
Stefano Sestili, Simonetta Rosati
Assistenza logistica e organizzativa
Luana Spilinga
Uffici stampa
Antonio Basile - A.C. Carpino Folk Festival
Giulia Pigliucci, Sabrina Regno – Associazione di’Dee
Pietro Silvestri
Giorgio Tupone
coordinamento: Stefano Sestili
Associazioni sostenitrici
Centro Studi Lucani nel Mondo
Associazione LucaniArt
Associazione Molisani Forche Caudine
Rivista La Perla del Molise
Associazione Musicale abruzzese DisCanto
La Casetta di Cioccolata
Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
Piazza Marconi 8 – Roma (EUR)
Trasporti: 30 Express, 170, 714, 791, Metro B fermata Eur Fermi
info: edesimoni@beniculturali.it
27 February 2008
La chitarra battente sul palco di Sanremo
La chitarra battente rappresenta uno dei simboli più nobili, belli e antichi del nostro Paese, come il buon pane, la pasta, il caffè di questo meraviglioso Paese.
"Chitarra battente", "chitarra mandola", "guitare en bateau", "guitare capucine", "guitare toscane-chitarra toscana", "chitarra a volta-wolbgitarre". Molteplici denominazione per un solo strumento, quello a cinque corde che fra il XVIII e il XIX secolo influenzò molta della musica e della danza italiana e che è giunta fino a noi quasi totalmente immutata.
I primi documenti scritti sulla chitarra detta "battente" sono della metà del ‘600.
Questo strumento, tutto italiano, si differenziava dalla chitarra spagnola (quella che comunemente chiamiamo ancora oggi chitarra) per avere i tasti fissi, ottenuti intarsiando delle sbarrette di metallo o avorio sulla tastiera, e perché il suo ponticello era mobile, tenuto in posizione dalla tensione delle corde. Queste caratteristiche fanno pensare che sullo strumento fossero normalmente montate corde di metallo (ottone o acciaio a bassa tempera).
La chitarra battente trae origine quasi sicuramente da quella barocca, tuttavia, col passare dei secoli, la chitarra barocca ha subito molte trasformazioni fino alla sua forma attuale, mentre la chitarra battente, salvo particolari trascurabili, è rimasta per lo più identica. Non a caso, la famiglia dei famosi liutai De Bonis, per la piegatura delle fasce, utilizza ancora oggi delle forme del 1700.
Strumento diffusissimo fino ai primi decenni del nostro secolo, attualmente è presente in Calabria, Cilento, Gargano, Campania, ma è stato relegato ad ambiti musicali sempre più ristretti, per cui i numerosi costruttori hanno quasi smesso di costruire questo antico strumento.
Il suono della chitarra battente è uno dei simboli delle tradizioni musicali italiane, tradizioni che attendono da molto tempo di essere tutelate e protette.
Questa tutela sembra essere ormai a portata di mano grazie alla Convenzione dell'Unesco in materia di patrimonio culturale immateriale. Infatti la convenzione finalmente disciplina un settore sinora scarsamente riconosciuto dal punto di vista giuridico, comunemente definito come “cultura tradizionale”, “folclore” o “cultura popolare”.
In particolare la Convenzione mirerebbe a salvaguardare, promuovere e condurre attività di ricerca sulle forme di espressione culturale tradizionali quali la musica, le leggende, la danza nonché il sapere tradizionale relativo all’ambiente e alle tecniche artigianali, ponendo al centro dell’attenzione l’importanza della trasmissione orale e la pluralità globale delle forme tradizionali di espressione culturale.
19 July 2007
21 May 2007
Costruttori di strumenti tradizionali
Cilento: Chitarra Battente, Lira Calabrese, Ribeca, Tamburelli, Strumenti a fiato
Pino Salamone
Lucania: Zampogne, Surduline, Totarelle, Ciaramelle, Tamburelli.
Pietro Cernuto
Sicilia: zufoli siciliani
Giovanni Sancesareo (Nociglia)
Tamburelli salentini
Danilo Morreale - 3385373874 -
Lazio
Chitarra battente, liuteria varia, Tamburelli
Graziano Bernardi
- 0423.68.85.37 339.85.37.731 -
- bernardigrazianoATzampognaro.com -
- Zampogne, Pive, Ciaramelle, Magghiette, Sacche in Wintex, Borse porta strumenti -
Domenico Campitiello
Cilento: Chitarra battente, liuteria varia
Mario Scordamaglia
Calabria: Chitarra Battente, Lira Calabrese, Ribeca, Chitarra Febo
Vito Giannone
Salento: Tamburelli
Antonio Matrone (O' Lione)
Pagani (Sa): Tammorre, tamburelli, castagnette, putipu.
Cell. 338 943 74 97
Paolo Simonazzi
Reggio Emilia: Tamburi e strumenti a fiato
Marco Tomassi
Cassino (FR): Zampogne e ciaramelle
Marco Cignitti
Subiaco (RM): Zampogne, ciaramelle, percussioni
Andrea Palermo
Cosenza: Chitarre battenti
Oreste Mingella
Monte San Biagio (LT): Ance, campane
Paolo De Meo
Maranola (LT): Zampogne e ciaramelle
Giuseppe Mingella
Maranola (LT): Corni e campane
Antonio Critelli
Tiriolo (Cz): Zampogne, lire calabresi
Fabio Tricomi
Bologna: Restauratore di strumenti tradizionali
Felice Currò
Messina: Tamburelli messinesi
Vincenzo Cipriani
Assisi (PG): strumenti a corda medievali
Tommaso Sollazzo
Vallo della Lucania - Cilento
Castagnette, Flauti di canna e di legno.
tommasosollazzoATtiscali.it
Santi Occorso
Bellinzona - Svizzera
Flauti di canna siciliani
Tel. 0041918250532
Salvatore Ferlito
Avola (Sr)
Flauti di canna siciliani
Giancarlo Petti
Montefalcone Nel Sannio (CB)
Flauti di canna (Cifelli) Molisani
giancarlopettiATtiscalinet.it
Zampogne E Ciaramelle Molisane
Umberto Di Fiore
Via Fontecostanza 86070 Scapoli - IS
Tel. 0865 952063
Fabio Ricci
Via Fontecostanza 86070 Scapoli - IS
Tel. 0865 952065
Luigi Ricci
Via Fontecostanza 86070 Scapoli - IS
Tel. 0865 952078
31 October 2006
Costruzione delle ance doppie per ciaramella
A questo proposito alcuni anziani costruttori consigliano di tagliare le canne a gennaio/febbraio in giornate senza luna (in effetti, in quei giorni, le canne hanno un minore contenuto di linfa).
Per la stagionatura le opinioni variano molto (dipende dalla zona di costruzione, dall'altitudine, dal tasso di umidità, ecc...) Alcuni consigliano di farle stagionare per 6 mesi, altri addirittura per 5 anni; tutti consigliano di farle stagionare in un luogo ombreggiato e asciutto, alcuni, di sigillare gli estremi con pece, cera, ecc...., altri, di far stagionare le canne solo dopo aver tolto la parte esterna (con carta vetrata o un pezzo di vetro).
Quali canne? In genere si tratta di canne comuni (Arundo Donax) di "sesso" maschile, ma i costruttori parlano spesso di "Canne Marine" canne, cioè, che crescono in prossimità del mare.
Famose (in Molise e nel Lazio) sono le canne della zona di Terracina (nel Lazio), poi, quelle lucane (del metapontino), le sarde e le siciliane.
Su quali canne tagliare, tra quelle presenti nel luogo di raccolta, si potrebbe scrivere un libro.
Molti sconsigliano di raccogliere quelle presenti ai margini del "cespo", quelle troppo esposte al sole o troppo in ombra. Il criterio dovrebbe essere quello di raccogliere canne che non abbiano subito forti escursioni termiche.
Una volta in possesso delle canne stagionate, occorre lavorarle.
Utensileria minima necessaria: un coltello affilatissimo, lamette, carta vetrata di grana molto sottile, tubicini di ottone/rame, spago, resine vegetali (anche qui si varia molto, ma in genere si usa quella di conifere) o pece, oppure semplice Vinavil.
In realtà, i costruttori tradizionali dispongono di utensili costruiti ad hoc: sgorbie, lame curve, supporti, ecc...
La dimensione dell'ancia (e quindi della canna da tagliare) dipende dal tipo di ciaramella sulla quale la vuoi montare (molisana, laziale, totarella lucana, pipita, ecc...) e dal tipo di intonazione che le vuoi dare.
In particolare, l'intonazione della ciaramella, la sua capacità di sbavare o meno le note e la quantità d'aria richiesta per suonare le note alte e quelle basse, dipende dalla lunghezza e dalla larghezza in testa dell'ancia (oltre che dalla lunghezza e dal diametro interno del corpo della ciaramella)
In generale, la ance doppie per ciaramella sono lunghe tra i 5 ed i 7 centimetri (tubicino compreso) e larghe in testa tra 1 e 1,5 centimetri.
Pertanto, le canne da utilizzare dovrebbero avere un diametro esterno compreso tra 1.8 e 2.4 centimetri.
Lavorazione:
La canna deve essere divisa in 3 striscioline larghe 2/4 mm in più della larghezza che vuoi dare alla testa dell'ancia, e lunghe 10/15 centimetri.
Appena ottenute le striscie di canna, le metti in acqua appena tiepida per 30 min/1 ora e poi incidi (con una lametta a punta o, meglio, con un bisturi) la metà della parte INTERNA della strisciolina fino a farla in 2 pezzi (qui occorre la mano ferma di un chirurgo).
Bimbi non provate a fare queste cose.
A questo punto, a partire da circa la metà di questi due segmenti, asporti due triangoli di canna dai suoi due lati, in modo da ottenere una sagoma simile all'ancia finale.
Elimina (con molta cautela) la parte interna della metà superiore della canna con una sgorbia tonda (io uso anche dei tubicini di vari diametri con la testa molto molto ben affilata) fino ad asportare anche la sezione del corpo della canna che contiene i canali linfatici (li riconosci guardando in sezione la canna).
A questo punto, la canna dovrebbe essere (in testa) quasi trasparente.